Politiche / Istituzioni, governance e partecipazione
Strumenti attuativi: la coprogettazione
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2023 — Sicilia
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- Legislatore
- Governi regionali
- Amministrazioni locali
- Enti del Terzo Settore (es. cooperative sociali)
- Innovatori locali
- Rappresentanze socio-economiche
Per le aree interne italiane, la coprogettazione rappresenta una modalità di attivazione dei soggetti locali al fine di costruire una strategia di sviluppo capace di mettere in moto le risorse inutilizzate del territorio. In effetti, l’approccio place-based racchiude una dimensione partecipativa, che richiede di raggiungere e includere nei processi di definizione della policy quegli attori che risultano spesso marginalizzati o ignorati. Si tratta di quegli “innovatori locali” che possono innescare processi di cambiamento locale e favorire traiettorie di sviluppo positive. In questa prospettiva, la coprogettazione risulta essere un “approccio all’azione”.
D’altro canto, in campo legislativo e giuridico, con coprogettazione si fa riferimento a una forma particolare di collaborazione tra amministrazioni pubbliche e società civile organizzata. Dopo una crescente diffusione in corrispondenza della crisi del debito pubblico negli anni 2007-2008, il Codice del Terzo Settore (decreto legislativo 117) è intervenuto nel 2017 a riformulare in profondità l’istituto della coprogettazione e ad ampliarne notevolmente gli ambiti potenziali di utilizzo. Tale impostazione si è poi consolidata grazie alle linee guida ministeriali 72/2021 e alla sentenza della Corte Costituzionale 131/2020. In questa prospettiva, la coprogettazione risulta essere un “dispositivo formale”.
Finalità
L’ambito a cui lo strumento della coprogettazione è maggiormente associato è quello delle politiche sociali e della programmazione di zona dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari. Si tratta quindi molto spesso di un quadro regolativo della collaborazione tra cooperative sociali e altri enti del terzo settore, da un lato, e le amministrazioni comunali, dall’altro. La prospettiva con cui la coprogettazione è promossa, anche nell’ambito delle politiche sociali, racchiude una dimensione partecipativa, intesa soprattutto come concertazione di azioni sul territorio tra pubblico e privato sociale e dunque come governance collaborativa del welfare locale.
Questo istituto dovrebbe cioè favorire un maggiore protagonismo dei soggetti organizzati della società civile, sia nella fase di diagnosi dei bisogni (coprogrammazione) sia nella fase di predisposizione di soluzioni, anche innovative (coprogettazione in senso stretto). Inoltre, un secondo elemento, sotteso alla promozione di questo strumento come modalità di regolazione dell’offerta di servizi di interesse collettivo, consiste nella ricerca di modalità progettuali alternative ai bandi e/o agli appalti, in favore di logiche più collaborative.
Attuazione nelle aree interne
Con la relativa stabilizzazione della definizione normativa del nuovo istituto della coprogettazione, si sono avviate numerose iniziative da parte delle reti locali, e parallelamente è cresciuto l’interesse degli studiosi per le modalità concrete di attuazione. Tuttavia, gli ostacoli all’implementazione effettiva di una pratica con queste caratteristiche possono essere molti. Le ricerche sottolineano a questo proposito come il ruolo dei governi regionali possa essere molto rilevante per strutturare schemi di azione nei territori.
Emerge una affinità tra la coprogettazione praticata nell’ambito della SNAI 2014-2020 e la coprogettazione associata più strettamente all’ambito della programmazione zonale e dei servizi socio-assistenziali. In effetti, anche il “dispositivo formale” è animato da una spinta alla promozione di pratiche collaborative e alla costruzione di una governance partecipata del welfare locale. In tale senso, il significato attribuito allo strumento della coprogettazione corrisponde appunto a una più ampia concertazione di attori locali al fine di tenere conto di specifiche caratteristiche territoriali nella progettazione di una policy. Appare perciò rilevante il possibile incrocio tra questi due ambiti specifici di policy: le politiche dei servizi e dell’assistenza, da un lato, e le politiche di sviluppo territoriale, dall’altro.
Molto spesso nelle aree interne il tema dell’offerta di servizi e della riorganizzazione dell’assistenza alle persone più fragili è riconosciuto come un ambito di azione rilevante per la costruzione di una strategia di sviluppo del territorio. Anche nelle aree interne lombarde, questo tema è stato accolto in diverse agende strategiche. Ciò implica allora che le iniziative che mettono in pratica il nuovo istituto della coprogettazione sono chiamate a misurarsi con il potenziale contributo dato dall’offerta di servizi allo sviluppo complessivo del territorio; viceversa, in quei territori dove il tema dei servizi e dell’assistenza è stato già riconosciuto come fattore di sviluppo, occorre tenere ben presenti eventuali dinamiche in corso di riconfigurazione dei sistemi di welfare locale.
Esperienze
Si possono segnalare alcune esperienze che risultano particolarmente significative rispetto all’elaborazione di una strategia di sviluppo territoriale. Per quanto riguarda la programmazione di servizi, il Piano di Zona del Suzzarese ha promosso un’evoluzione dell’offerta dei servizi sul territorio, che si è riflessa anche in cambiamenti organizzativi dell’Azienda incaricata di gestire i servizi stessi. Il Piano di Zona di Sondrio solleva il tema dell’integrazione territoriale delle policy dal punto di vista dei rapporti urbano-rurali.
Per queste esperienze, si veda l’E-book n. 3 dei Laboratori Lab’Impact.
Per quanto riguarda l’innovazione nel welfare locale, le Reti Territoriali di Conciliazione rappresentano uno strumento integrato nella programmazione socio-sanitaria, che mira a coinvolgere il settore privato profit, cioè le aziende, nella predisposizione di servizi che rispondano alle esigenze di conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Anche questo strumento fa ricorso a forme collaborative di governance, le cosiddette Alleanze Locali. Infine, si registra un possibile uso dello strumento della coprogettazione anche in ambiti meno tradizionali, come le attività socio-culturali, grazie all’azione delle Fondazioni di Comunità.
Per queste esperienze, si veda il 6° Rapporto sul secondo welfare.
Raccomandazioni
Ciò che emerge dalle esperienze così come dagli studi è che, oltre alla dimensione partecipativa nel senso di concertazione tra attori locali, è importante la partecipazione diretta degli individui direttamente interessati, cioè degli utenti dei servizi, al ripensamento e alla riorganizzazione dei servizi stessi, al fine di promuovere l’empowerment e l’acquisizione di autonomia dei cittadini e cittadine, e in particolare dei più fragili.